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Reparto maternita’ - seconda parte


Il branco giunse nei pressi dell’Ospedale pochi minuti dopo l’una. Jeremy nascondeva sotto il camice due pistole a tamburo, di piccolo calibro ma sufficientemente rumorose (creare il panico una volta aperte le danze faceva parte del piano). Vovolja aveva sistemato in maniera passabile il volto di Teodoro, che dal canto suo si era procurato un bisturi e qualche siringa, oltre a distribuire diverse penne ai suoi compagni di branco. Quando gli altri gliene avevano chiesto il motivo, si era limitato a sentenziare che un medico non è un medico se non porta almeno quattro penne nel taschino, e nessuno fu in grado di replicare. Nel complesso la mascherata doveva essere abbastanza convincente, comunque, dato che nessuno sembrò far caso a loro mentre raggiungevano l’ingresso di servizio.

- Attenti, telecamera sopra la porta... -
- Vista. Me ne occupo io. -

L’ombra proiettata da una finestra ebbe come un leggero fremito, poi sembrò allungarsi come un elastico e attorcigliarsi intorno al faretto che illuminava l’ingresso. La luce venne soffocata di colpo, e la porta rimase immersa nel buio quasi completo. Il branco ne approfittò per varcare la soglia rapidamente e in silenzio; non appena la porta si richiuse alle loro spalle, l’ingresso esterno tornò ad essere perfettamente illuminato.

- Meno di tre secondi...un banale calo di tensione, niente di grave. -
- Ma allora sei veramente un fissato! Dobbiamo fare una strage e ti preoccupi di queste cazzate? -
- Non ha senso fare una cosa se non si può farla al meglio. Sei solo preoccupato che i miei talenti abbiano più spazio dei tuoi in quest’operazione, ma non hai motivo di allarmarti. Una volta scoperchiato il calderone dovremmo uscire di qui in fretta, non ci sarà tempo per le raffinatezze. -
- Silenzio, voi! Infermiera guarda in nostra direzione e io no volere noie. Jeremy, quale via più veloce? -
- Svoltiamo a destra in questo corridoio e prendiamo l’ascensore. Al secondo piano di nuovo a destra, poi tutto dritto fino in fondo. Dovremmo sbucare proprio di fronte al reparto che ci interessa.

Da lì in poi tutti e tre fecero silenzio. Era stato di una facilità imbarazzante fino ad allora, ma dopotutto si trovavano nel cuore di una delle città camarilliche più importanti d’Italia intenti a portare a termine un’azione di guerriglia. Prendere la cosa alla leggera sarebbe stato pura follia. Che garanzie avevano che non si sarebbe imbattuti in un ghoul di controllo, o addirittura in un cainita nel bel mezzo della pausa pranzo? Gli allarmi umani non rappresentavano un problema serio, ma rimanere intrappolati all’interno della struttura era comunque un’eventualità da non sottovalutare.
Non un’altra parola dunque venne sprecata mentre il branco avanzava verso l’obiettivo.
Del resto la presenza inquietante di Vovolja scoraggiava inservienti troppo curiosi e infermiere pettegole, anche se in un paio di occasioni aveva dovuto spacciarsi per un luminare dell’est convocato d’urgenza per un consulto. Jeremy segnalava di volta in volta tutte le finestre accessibili così come quelle che sarebbe stato necessario sfondare, gli uffici della sorveglianza interna e ogni possibile via di fuga rapida. I compagni prendevano mentalmente nota e proseguivano senza fretta.

CONTINUA...

Reparto Maternità é il primo di una serie di racconti in cui Lorenzo "Caleb" Giovannelli, da anni giocatore e narratore di GrV, porta in forma scritta l’esperienza della cronaca lucchese di Gioco di Ruolo dal Vivo Vampiri: il Sabbat.
La narrazione ludica collettiva, al termine del gioco, diventa racconto, in un processo creativo che dalla recitazione sfocia nella scrittura.

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